Il piacere di ritrovarsi
La prima giornata della VI edizione di Patapùm – Festival per bambini creativi è giunta al termine. Come sempre, ci abbiamo messo cuore e anima: dal primo appuntamento in piazza Satta per l’Angolo dei travestimenti, preparatorio alla parata, all’ultimo spettacolo della sera.
Durante l’Angolo dei travestimenti grandi e piccini hanno potuto scegliere il travestimento più appropriato per la parata tra i tanti costumi e accessori a loro disposizione.
La Parata Patapùm ha poi dato il via ufficiale alle danze ed è stata l’occasione per radunare tantissimi bambini e bambine che insieme ai loro genitori hanno rallegrato le vie del centro di Nuoro con i loro buffi travestimenti. Ma la parata non sarebbe stata una vera parata senza la musica! E infatti ad accompagnare maschere e mascherati c’erano Feffo e Dado, due artisti di strada trampolieri che imbracciati clarinetto e fisarmonica hanno portato il morale di tutte e tutti ad altezze elevatissime!
La serata è poi proseguita a Il Giardino di Nicola per i due spettacoli in programma: On Air di Le Radiose e Appuntamento al buio di Clown Niandra, di e con Valeria Di Felice.
Sono performance tutte al femminile, quelle che stiamo per raccontarvi.
La prima, On Air di Le Radiose, mescola insieme clowneria con elementi di teatro fisico e canto armonizzato, creando uno spazio scenico originale e ai limiti del reale, che ci ha fatto divertire tanto. Lo spettacolo si ispira al mondo della radio e a tutto il suo universo sonoro, impersonato dalle tre protagoniste: Adelina, Guendalina e Bice. Le attrici sono voci, suoni e corpi dello strumento radiofonico che incarnando le cantanti, le canzoni o i trii/quartetti swing anni ’30 e ’40 cui si ispira il loro repertorio, e perfino l’apparecchio stesso, hanno creato suggestivi cortocircuiti tra mondo sonoro e visuale.
Appuntamento al buio di Clown Niandra, di e con Valeria Di Felice, è lo spettacolo che ha chiuso la prima giornata di festival. Una performance dal gusto pirotecnico che ha ammaliato e coinvolto il pubblico con i suoi giochi di manipolazione del fuoco. Valeria Di Felice, unica vera protagonista, unisce la simpatia e la spontaneità del clown a tecniche acrobatiche per uno spettacolo di teatro di strada che lascia senza fiato!
Grazie a tutte e tutti per averci accompagnato in questa prima giornata: non potremmo dirci più soddisfatti di così per il ritorno che abbiamo avuto in termini di affetto e partecipazione!
Ora concentriamo tutte le nostre energie per la seconda giornata!
Giulia Sanna, staff Patapùm
Cronache dalla seconda giornata
Si è conclusa anche la seconda giornata della VI edizione di Patapùm - Festival per bambini creativi. Il festival procede inarrestabile la sua corsa, gli eventi si succedono e scandiscono tempi intensi, ma sempre alimentati da nuova linfa creativa.
Una vasta gamma di laboratori a disposizione dei più piccoli ha accompagnato la nostra giornata: da Ritratto da circo a cura della Biblioteca Satta in cui è stato letto il racconto di Gek Tessaro Il Circo delle nuvole, e dove i bambini e le bambine hanno potuto cimentarsi nella realizzazione di ritratti con la tecnica del collage, all’Atelier dei Pappagalli a cura di Dietromammanonsiamo di F.Podda. In questo laboratorio creativo abbiamo guidato i bambini e le bambine nella creazione di meravigliosi pappagalli tropicali multicolore, lasciando il giusto spazio alla loro fantasia.
Lo sfogo all’immaginazione è poi proseguito negli altri laboratori, da Lascia il segno (laboratorio di timbri) dove i più giovani hanno imparato a misurarsi con concetti nuovi come quello di ‘abitare i luoghi’, costruendo e immaginando paesaggi ideali in cui vivere, a Nello sgabello del pittore entrambi a cura di Bocheteatro. E poi ancora con Cipì e Cicì, a cura del Dipartimento didattico del Museo Man, focalizzato su giochi di manualità per veri creativi in erba.
A questi, nel pomeriggio, si è aggiunto Costruisco il mio burattino a cura di Agostino Cacciabue e Rita Xaxa del Teatro Tages in cui i partecipanti e le partecipanti hanno iniziato un breve percorso che è andato dalla costruzione all’animazione di un burattino, sviluppando un gusto del tutto nuovo nel dare vita a esseri inanimati, giocando a inventare storie e diventando a un tempo protagonisti e spettatori.
Infine, a chiudere la seconda giornata di festival ci ha pensato lo spettacolo Libero zoo di Gek Tessaro, per la regia di Gek Tessaro e Lella Marazzini: la nostra ciliegina sulla torta! Due artisti poliedrici che per quasi un’ora hanno dominato la scena de Il Giardino di Nicola lasciando tutti a bocca aperta.
Gek Tessaro anima le ambientazioni che disegna inserendo gli abitanti del mondo animale dei quali riproduce la magia. I disegni prendono vita grazie a lui e sono tutta un’esplosione di colori e di effetti che cantano e incantano, e restituiscono la bellezza della diversità.
Ci portiamo dentro le emozioni e le suggestioni di questa seconda giornata. La fatica è ripagata dai sorrisi di chi c’è, dagli occhi che brillano di meraviglia per quello che sta accadendo.
Grazie a tutte e tutti: non possiamo chiedere di più!
Giulia Sanna, staff Patapùm
Ndr: tutte le foto sono di Bobore Frau
È dell’artista il fin la meraviglia!
Non pare vero che manchino solo due giorni alla fine. Il tempo vola! Sensazioni positive ci accompagnano e ci fanno andare avanti col ritmo giusto.
La mattina della terza giornata di festival è trascorsa tra un laboratorio e l’altro. Tanta partecipazione per L’Acrobata sul filo, a cura della Biblioteca Satta, in cui i bambini e le bambine sono stati coinvolti nella realizzazione di marionette utilizzando sagome di cartoncino animate con il filo; ma anche Un mare di pesci condotto dall’associazione Dietromammanonsiamo di F.Podda ha avuto molto successo tra i più piccoli, che hanno dato sfogo alla loro fantasia creando pesci dai mille colori da fare sguazzare in un acquario speciale. Per gli amanti della natura, invece, il laboratorio Il piccolo esploratore a cura di Bocheteatro, condotto da Monica Corimbi, ha garantito una preziosa esperienza col creato e un modo di osservare il mondo del tutto nuovo. La mattinata si è poi conclusa col laboratorio curato dal Dipartimento didattico del Museo Man, intitolato Sul cappello che noi portiamo. Stoffa, carta e colla possono creare cappelli magici che risvegliano l’immaginazione e traghettano in mondi fantastici, facendo vivere mille avventure.
Il pomeriggio è arrivato portando con sé tante novità rispetto ai laboratori del giorno prima, come Autoritratti, a cura di Dietromammanonsiamo, in cui i bambini e le bambine si sono divertiti a realizzare il loro personalissimo ritratto in bianco e nero. E ancora, Cantos e Faulas curato da Bocheteatro e tenuto da Marta Gessa: un incontro moderno che ha il sapore di un tempo antico, fatto di storie da raccontare intorno al fuoco, d’inverno, o di narrazioni sull’uscio di casa, d’estate.
Infine, gli spettacoli: Come d’incanto a cura di Bocheteatro e Et si ça tombe? a cura del Collectif Acrocinus.
Il primo è una performance di narrazioni collettive nate a partire dalla seconda edizione del festival Patapùm. Ciascuna nel proprio ‘nido’, all’interno de Il Giardino di Nicola, le narratrici (Monica Corimbi, Stefania Coro, Monica Farina, Claudia Mereu, Franca Pintori e Roberta Puppin) hanno accompagnato il giovane pubblico dentro storie fantastiche e avventure indicibili. I racconti hanno stimolato i più piccoli che alla fine si scambiavano impressioni, aggiungevano possibili scenari e argomentavano quanto appena ascoltato. Tutto ciò per noi è imprescindibile perché ci dà la conferma che il sentiero che stiamo percorrendo è quello giusto: le storie proseguono il loro corso, vivono in chi le ascolta e - volendo - diventano altro.
La serata si è poi chiusa con lo spettacolo Et si ça tombe? del Collectif Acrocinus. Un musicista (Youri Rochat) e tre performer (Cristobal Bascùr, Camilo Daouk e Utka Gavuzzo) si ritrovano dentro uno spazio immaginario abitato da pochi oggetti essenziali e piano piano cominciano a prendere confidenza con questi e con ciò che li circonda. Una performance incredibilmente fisica dove il linguaggio del corpo lancia un messaggio forte di fuga dal quotidiano. La giocoleria è da sempre un'arte particolarmente affascinate, capace di creare spettacoli che ammutoliscono con poco e anche ieri ne abbiamo avuto la conferma: non solo il pubblico adulto, ma specialmente quello più giovane è rimasto incollato alla sedia, e a fine serata si è avvicinato per interrogare i performer sui "trucchi" mostrati. La verità però è che non c'erano trucchi, solo la magia di corpi in movimento che quasi danzavano e restituivano sguardi infuocati ai curiosi più attenti e meravigliati. Verrebbe da dire che non sia solo "del poeta il fin la meraviglia", ma propria di ogni artista!
Ancora una volta ringraziamo chi c’era e ha partecipato a un’altra giornata di festival.
Abbiamo giocato, creato, condiviso spazi, storie, idee e lo abbiamo fatto insieme: questa è l’unica cosa che conta davvero!
Giulia Sanna, staff Patapùm
Ndr: tutte le foto sono di Bobore Frau
Emozioni da quarta giornata
I pensieri si rincorrono veloci dopo aver assistito alla ‘danza’ solo apparentemente sconnessa che ieri sera ha chiuso la quarta giornata di festival. Siamo ancora ipnotizzati dalla performance La punta de mi nariz a cura del Kolektivo Konica. Le giovani provenienti dalla Spagna hanno rapito il pubblico con le loro acrobazie. Uno spettacolo incredibilmente fisico, ricco di personalità, come lo sono le attrici, ciascuna proveniente da un mondo diverso. Ognuno di questi mondi prende forma e si mescola agli altri appena il collettivo calca la scena.
Volevano deformare tutto, rompere con la logica imperante e crearne una loro, fatta di richiami al conosciuto, e ci sono riuscite. Il teatro parlato non c’è, le verbalizzazioni sono ridotte all’essenziale, qualche suono onomatopeico, qualche versetto, niente di più. Perché i veri protagonisti sono i corpi. Corpi che si sfiorano, si spingono, si sostengono, richiamano vecchie consuetudini, ma è solo un attimo. Il nuovo, il non programmato, il non atteso esplode. Bisogna avere il coraggio di lasciarsi andare e affidarsi, loro ripagheranno questa scelta. E infatti lo fanno. Mostrano il loro modo di fare comunità. Un modo di essere, più che di fare.
La cura de mi nariz non nasce come spettacolo per bambini e bambine, eppure si adatta in fretta al contesto. Potrebbe fare di più, e lo farà certamente, perché è già sulla buona strada. Finisce ed è un bagno di folla. Una folla giovanissima invade il palco: vogliono toccare, conoscere, porre interrogativi, imitare coreografie.
Hanno spezzato la routine del quarto giorno fatto di laboratori mattutini e serali. Ma anche la routine ha il suo perché: in questo caso è fatta di creazioni vecchie e nuove come quelle realizzate in Imparo la maglia, il laboratorio a cura della Biblioteca Satta. Di vivacità condivisa, di manine sporche di colla e di vestiti macchiati d’inchiostro come in Faccia di Cartone a cura dell'associazione Dietromammanonsiamo di F. Podda. Di gioco e di riflessione. Arrivano ‘leggeri’ e vanno via ‘pesanti’ di storie da raccontare grazie a Contos e Faulas a cura di Bocheteatro (condotto da Marta Gessa), dove favole di fate, regine e leggende della Sardegna prendono forma e vengono tramandate; camminano su percorsi diversi, arricchiti di pretesti per costruire nuovi giochi, perché anche la fantasia va allenata. Giorno dopo giorno è tutto un immagazzinare, un costruire. ‘Costruire’ è una parola importante, carica di significato e possibilità. Sa di di condivisione e di futuro. Sa di Patapùm.
Giulia Sanna, staff Patapùm
Ndr: tutte le foto sono di Bobore Frau
La memoria collettiva
L’ultima giornata di festival porta con sé le riflessioni su ciò che è stato, su ciò che sarebbe potuto essere e su ciò che potrà migliorare in futuro. Sono considerazioni d’insieme su una rassegna intera.
Partecipare a un festival significa condividere per giorni un’energia positiva che si autoalimenta via via che lo stesso prende forma: ci si mescola a nuove realtà, si fa rete, si contribuisce volenti o nolenti a creare una memoria collettiva, fatta di attimi che rimarranno impressi e continueranno a vivere nel presente di chi c’era, e – con una buona dose di intraprendenza – nel futuro del festival stesso.
La verità è che una fine non è mai una fine, e ci piace pensare che gli sforzi fatti finora siano stati un trampolino di prova per le edizioni che verranno e che di fatto sono già qui, che bussano scalpitanti per entrare, facendosi spazio tra ciò che c’era e ciò che questa sesta primavera ha contribuito a creare. Un anno passa veloce e a breve sarà già ora di ripartire.
Una macchina i cui ingranaggi sono ben oliati e funzionanti, difficilmente si ferma. Patapùm ha dimostrato, per la sesta volta, di essere un festival a misura di bambini e di adulti che riscoprono il loro essere bambini.
La performance di chiusura Cartoon Toylete di El niño del retrete ne è stata la riprova: un clown buffissimo, capace di stregare grandi e piccini con pochi accorgimenti, ha messo su uno spettacolo divertentissimo in grado di contagiare la risata. Ha mostrato come l’improvvisazione giochi a favore dell’artista, se questo saprà coglierla e approfittarne nella misura giusta. Ha contribuito, senza esserne troppo cosciente, a porre un altro piccolo tassello nella memoria del Patapùm.
I ringraziamenti sono doverosi, specialmente in chiusura. Senza di voi, voi artisti, voi volontari e volontarie, voi spettatori e spettatrici affezionati o solo di passaggio, voi bambini e bambine e voi genitori che vi siete prestati ad accompagnarli, e che poi siete rimasti, niente sarebbe stato lo stesso. È grazie a tutti e a tutte voi se la sesta edizione ha avuto il successo che noi pensiamo meritasse. Sono queste “piccole” cose, in termini di partecipazione e gratitudine, che spingono ad andare avanti, che motivano a migliorarsi e a pensare alla necessità di nuove edizioni.
Quindi grazie a tutte e a tutti, soprattutto grazie al meraviglioso universo che è Bocheteatro, senza il quale Patapùm non esisterebbe e senza il quale io stessa non avrei avuto l’occasione che ho avuto e che si è rivelata un’esperienza straordinaria. Condividere la parte più importante del viaggio equivale a compiere il viaggio per intero.
Giulia Sanna, staff Patapùm
Ndr: tutte le foto sono di Bobore Frau